Omar Camporese inizia a giocare a tennis molto tardi, a dieci anni. Mentre il papà, uno sportivo, stava giocando, prende la racchetta e si mette a giocare contro il muro, il miglior avversario. Dai tredici ai diciotto anni segue il percorso Juniores grazie a Federtennis, a quindici anni esce di casa per andare a vivere da solo e presto passa alla categoria dei professionisti. Nei primi sette mesi non vince nemmeno una partita e mette seriamente in discussione quelle che erano le sue capacità, ma si era abituato a non mollare e dopo averne vinta una ha sentito quel click che ha sbloccato la situazione. Essendo molto giovane non gli bastava battere l'avversario, doveva battere anche la sua esperienza. D'altra parte ha sempre preferito perdere giocando bene che vincere giocando male.
Omar nella sua carriera ha fatto alcune partite con tempi importanti: la famosa partita contro Becker agli Australian Open di cinque ore e un quarto e una partita da sei ore in Davis Cup, come si è preparato? Pochi giri di parole: un sacco di lavoro in campo, non ci sono scorciatoie. La partita con Becker del '91 è stata poi così straordinaria che Omar raggiunge una consapevolezza aumentata di potersela giocare con tutti, fino al torneo di Rotterdam nel quale batte anche Ivan Lendl.
Il tennis di oggi lo segue poco, è molto meno tattico del tennis del passato. Il cambio è dato principalmente dal materiale: racchette e corde hanno velocizzato il gioco.
Volete riascoltare l'intervista? È disponibile a questo link
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