Marco Veri si occupa di corde, è quella persona che si trova ai tornei e si prende cura dello strumento che permette ai tennisti di definirsi tali.
Marco non sapeva di questa sua passione finché un giorno, mentre si allenava da un amico che aveva la macchina per incordare e gliela consegna, non utilizzandola. Ed è colpo di fulmine: per la prima incordatura ci mette mezza nottata, fino poi arrivare ad oggi in cui ci mette 12-13 minuti per una singola incordatura.
Ha partecipato a corsi ERSA e IRSA (European/Italian Racket Stringer Association) ed ha trovato i corsi italiani più completi, trattando anche i materiali che compongono la racchetta. Ora le cose sono cambiate, tutto è diventato elettronico, le pinze sono diamantate, permettono infatti di bloccare la corda senza stringerla.
Ai tornei si è pesantemente sotto stress, soprattutto nei tornei più piccoli dove lo staff è limitato: si deve essere sempre pronti con tutte le macchine tarate uguali. Infatti le tre caratteristiche dell'incordatore sono velocità, precisione e uguaglianza tra diverse racchette per lo stesso atleta. Nei tornei professionistici a questo deve essere aggiunto un forte equilibrio mentale, vista la mole di lavoro soprattutto nei primi giorni: ci si prepara a dormire poco o nulla.
Il migliore? Stephane Chrazanowski, incordatore a Wimbledon.
Volete riascoltare l'intervista? È disponibile a questo link
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