Claudio Pistolesi ed il suo viaggio da "Ulisse del tennis"
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  • Immagine del redattoreRiccardo Riosa

Claudio Pistolesi ed il suo viaggio da "Ulisse del tennis"

Claudio Pistolesi, ex n.71 al mondo, nasce a Roma a 500 metri dal Foro Italico, nel tennis ci finisce per forza di cose. Inizia a giocare al circolo di Monteverde finché il preparatore atletico goriziano Aureliano Musulin non lo nota per poi diventare campione nazionale Under 14 e vincere a diciannove anni il primo titolo ATP a Bari.


Curioso come una carbonara ha fatto la differenza in questo torneo: la prima sera Claudio esce per mangiare e trova un ristorante che aveva poca scelta, finisce per ordinare una carbonara. Il giorno dopo inizia il torneo e al primo turno si trova davanti il nr 7 al mondo. Ahia, la carbonara la sera prima non era la scelta migliore. Invece accade la svolta: Claudio va vincere e poi – per scaramanzia – continua a cenare con carbonara per il resto della settimana fino alla finale con Cancellotti che va' a vincere. «Certo, a diciannove anni me potevo magna' pure le palle de biliardo!».


Simpatici anche gli incontri con i big del tennis: la vittoria con Wilander dopo aver perso il primo set aiuta molto a capire la mentalità di un tennista e la difficoltà a riprendere il controllo nel terzo set, se si è perso il secondo. Ma la storia più carina sembra essere quella dell'incontro con Becker. Di certo l'atleta ha una presenza fisica degna di nota e una preparazione e mindset eccellenti, ecco perché Claudio decide di imitare Boris Becker in tutto ciò che fa. Boris fa una cosa, Claudio lo copia. Boris guarda Claudio con uno sguardo inquisitore, Claudio guarda Boris con lo stesso sguardo. Becker impassibile, entrano in spogliatoio, alza una gamba sopra un corrimano per fare un po' di stretching e Claudio lo imita come uno specchio. Così vicino al campione lo può guardare da vicino: il mito del tennis mondiale con vestiti perfetti e scarpe di marca... Boris Becker!E proprio qui il campione, guardando le scarpe di Claudio, di una prestigiosa marca, ma non "Becker", esordisce: «Belle scarpe!».


Momento decisivo per la scelta di diventare coach? In seguito ad un'ernia del disco che nel '94 lo ha lasciato fermo per un periodo abbastanza lungo, Monica Seles gli chiede di farle da sparring partner. Inizia così prima una doppia vita tra gioco e coaching, per poi fare la scelta decisiva di passare ad allenatore.


Fonda la Claudio Pistolesi Enterprise, scuola di tennis negli Stati Uniti che mette prima lo studio e poi il tennis cambiando la vita ai ragazzi – per passare a professionismo e college con borse di studio – collaborando anche con scuole italiane di Perugia, Vicenza, Firenze ed altre.


Claudio, che consiglio daresti al Pisotlesi di vent'anni? «Beh, di uscire di più dall'Italia a provare superfici diverse dalla terra, imparare l'inglese, giocare più doppi e imparare le arti della comunicazione, che ora sono essenziali».


Come scopri un giovane interessante? «Vedo il suo modo di fare: self talk che tiene in campo parlando tra sé e sé, body language ovvero come si pone in partita e non ultimo conoscere anche la sua famiglia».


I 3 capisaldi di Claudio Pistolesi, su cui invitiamo a riflettere:

i coach non devono avere segreti

il proprio orticello è perdente

non è importante cosa fai, ma come lo fai



Per chi volesse saperne di più sul lavoro di Claudio Pistolesi troverete di seguito i link a:


Volete riascoltare l'intervista? È disponibile a questo link



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