Andrea Volpini racconta i segreti del Piatti Team: «Non c'è magia, c'è lavoro»
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  • Immagine del redattoreRiccardo Riosa

Andrea Volpini racconta i segreti del Piatti Team: «Non c'è magia, c'è lavoro»

Andrea Volpini si innamora del tennis da bambino e persegue un bel percorso da giocatore. Raggiunge il bivio che lo porta alla scelta tra il gioco – e i conseguenti viaggi – e la scuola pubblica. Andrea sceglie di proseguire gli studi pubblici, continuando poi la formazione sportiva con Scienze motorie e vari corsi di tennis. Inizia ad allenare in un circolo a Poggibonsi ricercando sempre esperienze di alto livello. Approda ad uno stage di Piatti, si trova benissimo e vuole continuare questa strada, iniziando a collaborare full time nel 2014 fino ad oggi, o meglio al blocco da Covid-19. Vede buona parte del sviluppo dell'Accademia che già anni fa era gestita da persone che riuscivano a portare un clima familiare, come Sartori e Brandi.


Il metodo Piatti è molto conosciuto e Andrea ci svela il segreto: «Sostanzialmente abbiamo alcuni punti cardine da seguire, che poi adattiamo ad ogni atleta ci troviamo davanti. Anche nel caso ci fosse una tecnica non perfetta, ma prestazionale – nel senso che funziona senza portare aggravi fisici – la lasciamo così».


L'accademia considera molto importanti sia la tecnica che il fisico, lavorando con professionisti come il preparatore atletico Dalibor Sirola. A volte gli allenatori giocano anche con i ragazzi, che si perda o che si vinca, il vero obiettivo è l'affiatamento e lo si raggiunge.


Cosa si guarda tra i Juniores che puntano al professionismo? «Ci sono tre punti fondamentali che analizziamo: il comportamento in partita, il comportamento dopo la partita, ovvero come ci si allena dopo una vittoria o una sconfitta, e la motivazione, sia del giocatore che della famiglia. Poi cerchiamo di trasmettere ai giovani cos'è la professione del tennista: dall'organizzazione dei viaggi, le iscrizioni.. tutto ciò che serve per essere autonomi, incordatura inclusa».


La video analisi aiuta? «Certo, rivedersi è un buon ausilio per i giocatori. In effetti il maestro cerca sempre di far capire al giocatore come migliorarsi e portarlo a trovare la soluzione ad un problema da solo».




Volete riascoltare l'intervista? È disponibile a questo link



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